lunedì 4 febbraio 2013

IL MONDO DI ALBERTO


Elezioni per la XVII legislatura (porterà bene?)

“Una persona onesta ‘stu giudice, mi sta piacendo”, sento dire a uno. “Sono tutti uguali, mandiamoli a casa”, replica un altro. “L’unico contro le tasse è il Cavaliere”, commenta un terzo. “Ma se è lui che ci ha mandato in rovina!” si innervosisce il primo. “Ci vuole ancora un tecnico”, si intromette un quarto. “Per mandarli a casa tutti, basta votare alternativo” ribadisce il secondo. Voci, commenti e illazioni di ogni giorno in questo periodo preelettorale; sono persone semplici, cittadini o colleghi, impiegati con cui mi capita di avere a che fare la mattina in ufficio o al bar, che in realtà non sanno esattamente di cosa stiano davvero parlando, ripetono solo quanto sentono dire in tv. La Lombardia come l’Ohio, la posizione dei candidati in lista, chi corre da solo e chi si coalizza, patto di desistenza, proposte choc, capolista in tutte le circoscrizioni, il porcellum, programmi e rimborsi elettorali, passaggi-ponte per il parlamento e senatori “mascherati”. Quando poi si domanda a qualcuno cosa significhino esattamente questi slogan giornalistici, nessuno è davvero in grado di spiegare. Né i giornali se ne preoccupano, preferendo lanciarsi in campagne mediatiche mirate. In realtà pochissimi sanno esattamente come funziona la legge elettorale partorita da Calderoli (genitore degenere che subito aveva ripudiato il frutto delle proprie meningi, definendola “una porcata”; dichiarazione che indusse il sottile politologo Giovanni Sartori ad utilizzare il neolatinismo porcellum per mitigare la vergogna). Una legge elettorale che, oltre ad eliminare le preferenze, gioca sul filo delle soglie percentuali, cercando di indurre i partiti e i movimenti alle aggregazioni e alle liste uniche, ma introducendo al contempo più di una contraddizione istituzionale e soprattutto lasciando spazio per l’ingovernabilità. Per chi ha pazienza, spiegheremo in breve i punti salienti di questa legge. Chi non è interessato a saperne di più, o sa già tutto, può invece saltare questa parte e andare direttamente all’informativo elenco finale del pezzo.

Alla Camera dei Deputati, come saprete, ci sono 630 poltrone in tutto. 12 di queste sono assegnate alle circoscrizioni Estere e 1 alla Valle d’Aosta con sistemi vari. Ne rimangono disponibili 617 (630-13=617), delle quali 340 saranno assegnate alla Coalizione o Partito che avrà ottenuto la maggioranza relativa (anche se avesse preso il 15%, per assurdo) su base nazionale. Il resto dei seggi (617-340=277) si divide in modo proporzionale tra le coalizioni o partiti che avranno superato le Soglie di sbarramento. Ma quali sono queste soglie? Alla Camera le Coalizioni (che devono necessariamente indicare chi è il Capo coalizione) devono superare, per essere ammesse, in complesso il 10%, i Partiti o Liste singole invece devono ottenere almeno il 4% su base nazionale (solo ai partiti che rappresentano minoranze linguistiche in Trentino e Friuli è permesso presentarsi in quelle regioni, allora in quel caso devono ottenere almeno il 20% del voto regionale per accedere ai seggi). I Partiti o Liste che fanno parte di una Coalizione ammessa, devono superare il 2% oppure essere ripescati come Miglior perdente, cioè essere tra le liste della Coalizione che non ha superato la soglia, quella con la percentuale maggiore (se, ad esempio, la Coalizione è formata da 2 sole Liste e la prima supera il 10%, la seconda avrà in ogni caso superato la soglia). ATTENZIONE, perché le percentuali si fanno tra i votanti, quindi dopo aver eliminato i contestatori del non-voto, il partito della scheda bianca e quello degli imbianchini stilizzatori della scheda nulla. Ma soprattutto RIATTENZIONE, perché tutti i voti espressi per liste che non superano lo sbarramento, sono definitivamente eliminati in quanto voti inefficaci; solo a quel punto si calcolano le percentuali per assegnare i 617 seggi.

Al Senato invece la contorta Legge, che prevede soglie di sbarramento doppie rispetto alla Camera, assegna un premio di maggioranza del 55% su base regionale, premiando tra l’altro alcune regioni con più seggi di quanto non dovrebbero avere in base alla popolazione (alla Basilicata, ad esempio, spetterebbero 3 Senatori, invece dei 7 che ha). Così, una coalizione può essere ricompensata oltremodo vincendo in talune regioni, seppur di pochissimo, mentre in altre zone del Paese ha un consenso risibile. Ad esempio in Lombardia il premio di maggioranza consiste in 27 Senatori (su 49), nel Lazio e Campania 16 (su 27/28), in Veneto e Sicilia 14 (su 24/25), in Piemonte ed Emilia-Romagna 13 (su 22). Se ci fossero due sole grandi coalizioni, tali assegnazioni non sarebbero scandalose, ma in un panorama politico frammentato come quello odierno, chi vince prende tutto (esempio lombardo: 2 coalizioni arrivano al 30%, m5s al 12%, lm al 10%, rc al 8%; la coalizione vincente prende 27 seggi, la seconda – pure al 30% - 11 seggi, alle altre gli 11 rimanenti). Il che vuol dire in questo esempio che pur ottenendo un paio di seggi, se Rivoluzione civile arriva all’8% erodendo il consenso di Sel e del Pd, fa perdere 16 seggi alla coalizione di centro-sinistra a vantaggio di quella del centro-destra. Se invece RC non arriva all’8% i suoi voti sono, tecnicamente, inefficaci. Il che significa che sono come i voti nulli, cioè voti che si vanno a spalmare sulle percentuali delle Liste che superano lo sbarramento in misura proporzionale. Si arriva all’assurdo, quindi, che i voti di Ingroia si distribuiscono in parte al Centrodestra dell’odiato Berlusca, in parte al Centro del malvisto Monti, in parte al concorrente Grillo e solo in parte al Centrosinistra, area politica più vicina.  

Allora cosa troveremo nel cartellone elettorale davanti al nostro seggio? 184 simboli diversi, o qualcuno in meno, visto che qualche lista è presente solo in alcune regioni (ma a che serve, se alla Camera si calcola la percentuale su base nazionale e al Senato le soglie di sbarramento sono doppie?). Vediamo quali sono, a partire dai capi coalizione (in ordine alfabetico per cognome):
•          Magdi Allam, per Io Amo l'Italia; è presente in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana solo alla Camera, Marche, Lazio solo al Senato, Campania, Basilicata, Puglia solo alla Camera, Calabria;
•          Silvio Berlusconi, per Il Popolo della Libertà, Lega Nord, La Destra, Fratelli d'Italia - Centrodestra Nazionale, Grande Sud, Partito Pensionati, Intesa Popolare, Moderati Italiani in Rivoluzione, Liberi da Equitalia; il Partito Pensionati in Basilicata e in Calabria non si presenta, Liberi da Equitalia non presenta liste in Umbria, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria;
•          Pier Luigi Bersani, per Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Partito Socialista Italiano, Centro Democratico, Il Megafono - Crocetta Presidente, Südtiroler Volkspartei e i Moderati per il Piemonte di Giacomo Portas (coalizione denominata Italia. Bene Comune);
•          Stefania Craxi, per Riformisti italiani; è presente con proprie liste in Lombardia nella circoscrizione Lombardia 1 alla Camera, in Veneto al Senato e in Veneto 1 alla Camera, in Calabria, ed in Puglia alla Camera.
•          Simone Di Stefano, per CasaPound; è presente in Piemonte nella circoscrizione Camera 1 e al Senato, Lombardia solo al Senato, Trentino Alto Adige, Veneto nella circoscrizione Veneto 1 e al Senato, Emilia-Romagna solo alla Camera, Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria;
•          Marco Ferrando, per Partito Comunista dei Lavoratori; è presente in Piemonte nella circoscrizione Piemonte 1 e al Senato, Lombardia nella circoscrizione Lombardia 1 e al Senato, Veneto nella circoscrizione Veneto 2 e al Senato, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria solo al Senato, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania solo al Senato, in Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia nella circoscrizione Camera 2 e al Senato, Sardegna;
•          Roberto Fiore, per Forza Nuova; è presente in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna
•          Oscar Giannino, per Fare per Fermare il Declino;
•          Beppe Grillo, per MoVimento 5 Stelle;
•          Antonio Ingroia, per Rivoluzione Civile;
•          Mario Monti, per Unione di Centro, Futuro e Libertà per l'Italia, Scelta civica - Con Monti per l'Italia (coalizione denominata Con Monti per l'Italia);
•          Izabela Pulpan, per il Partito Nazionale Stranieri in Italia; è presente in tutta Italia ma presenta le liste solo nel Lazio e in Campania;
•          Marco Rizzo, per Partito Comunista - Sinistra Popolare;
•          Luca Romagnoli, per Movimento Sociale - Fiamma Tricolore; è presente in Piemonte alla Camera nella circoscrizione Piemonte 1, in Lombardia nella circoscrizione Lombardia 2 e al Senato, in Friuli-Venezia Giulia solo al Senato, Emilia-Romagna, Lazio, Campania nella circoscrizione Camera 1 e al Senato, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia nella circoscrizione Sicilia 2 e al Senato;
•          Ilona Staller, per Democrazia, Natura, Amore;
•          Mario Staderini, per Lista Amnistia, Giustizia e Libertà; è presente in Lombardia solo al Senato, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio nella circoscrizione Lazio 1 e al Senato, Abruzzo, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Devo dirlo, non ho mai creduto alla teoria del voto utile, anche perché mi è sempre parso fastidioso dovermi accontentare del meno peggio. Ma se alla consapevole inutilità del mio voto, sommo anche l’inevitabile catastrofe cui si andrebbe incontro con l’elezione del più peggio, che addirittura verrebbe rieletto con l’ausilio del mio voto…
No, non potrei sopportarlo.

mercoledì 23 gennaio 2013

IL MONDO DI ALBERTO


Il Difensore di Città 4

Riceviamo e pubblichiamo.
“A voi disonesti.
Se pensate di avermi spaventato chiamando le forze dell’ordine, vi sbagliate di grosso. Il Difensore di Città stavolta scende in piazza e fa sul serio. Avvertite tutti quei nanerottoli bastardi che avete come prole, fateli stare ben lontani dalle vie del Centro storico la sera, perché io in cotal luogo colpirò. Ovunque si annidi un Vomitaiolo, spargitore impunito di propri immondi rigurgiti (se superiore ai due anni) sull’immacolata pietra arenaria del selciato; ovunque un iniquo Minzionatore sparga incurante gialle aureole sulle altrui prospettiche zoccolature, siano esse in finto marmo verde di Slavonia o in semplice travertino bucciardato nostrano (che però assorbe di più, aggravando l’iniquità); ovunque lascive coppie di Pomicianti ragazzetti intendano boccheggiarsi per interi pomeriggi aiutati dall’oscurità delle viuzze, suscitando il ricordo e l’invidia di datati sposi stanchi dall’intensa giornata di lavoro, vieppiù biliosi al pensiero che al rientro in casa dovranno indossare ridicole ciabattine in peltro per non rovinare il parquet; ovunque gruppi di scellerati Brufolosi intendano servirsi del denaro fornitogli da incoscienti genitori non per sfamarsi ma investendolo in immangiabili quanto modaioli semifreddi allo yogurt colorato che poi preferiscono lanciarsi l’un contro l’altro (appunto perché immangiabili), finendo con l’imbrattare di sciroppose macchie multicolor i dinastici portoni delle circostanti dimore nobiliari; OVUNQUE, dicevo, la Marmaglia Canaglia Assordaglia infastidisca l’onesto educato e vigile cittadino (in particolare nelle viuzze adiacenti il Centro storico, dove dorme mio zio Pino, ops… forse questa non devo scriverla per non farmi riconoscere), il Difensore di Città interverrà, insulterà, spaventerà, e se necessario bombarderà il nemico con acqua piovana, raccolta in secchi all’uopo preparati sul terrazzo, o eventualmente, in caso di siccità prolungata, con bombette, tricchetracche, petardini o fialette puzzolenti.
State all’erta nemici della tranquillità! E se qualcuno pensa di poter sfuggire solo perché è automotorizzato con megastereo subwooferico ultrasonic-disturbatore allora si dovrà ricredere, perché da oggi entra in azione la Defense-mobile, una gloriosa A112 abarth modificata dal genio meccanico di Gillo Gingillo, che l’ha dotata di apertura ad ali di gabbiano, iperpannello fonoassorbente che viene fuori dal pezzo posteriore del tettuccio bianco con striscia tricolore, marcia ridotta (con scritto -1 sulla manopola del cambio per riconoscerla) per partenze brucianti (brucianti soprattutto per i copertoni), superfaro molestatore per indurre le coppiette a desistere e naturalmente falsa sirena della polizia con doppia paletta ad estrazione, lato destro-sinistro, senza bisogno di lasciare il volante. Con questo equipaggiamento, più il nuovo costume <DC> che mi sono fatto cucire dalla zia Piera, con la scusa che sta arrivando carnevale, non mi potrà riconoscere nessuno. Mi mimetizza totalmente nella notte e se sono in difficoltà, fa calare sul mio viso una mascherina da extracomunitario che mi permette di cavarmela in ogni situazione; infatti, nessuno fa caso ad un extracomunitario tunisino che passa, nessuno dei firmati giovani lo guarda mai in viso, neanche lo nota. Per cui si tratta del travestimento perfetto. Ah, ah, ah!”.

lunedì 14 gennaio 2013

IL MONDO DI ALBERTO


Il Difensore di Città 3

Dal verbale dei carabinieri.
“In data odierna il qui presente signor Degli Alberti Alberto riferiva di essere casualmente incorso nel rinvenimento di un non meglio identificato foglietto all’uopo consegnato nelle nostre proprie mani che veniva assunto agli atti del presente procedimento. Il dichiarante riassumeva il contenuto del citato documento, firmato dal sedicente Difensore di Città, come “farneticazioni di una mente malata, pericolosa per l’ordine pubblico”. Il summenzionato Degli Alberti dichiarava di non conoscere l’autore di tale documento, ma di averne riscontrato la veridicità nei racconti della figlia, Degli Alberti Elena, minorenne, la quale recavasi il sabato sera nella centrale piazza Ciullo dove era testimone di alcuni presunti tentativi del tale Difensore contro gruppi di giovani ivi stanziati. Letto confermato e sottoscritto. Maresciallo Calamia.”

Dal rapporto del pedinamento (Gazzella 2):
“In missione di controllo sul sospetto Difensore di Città (c.d.d. n. 4307), pattugliavamo la zona del centro storico. All’improvviso scorgevamo vettura sospetta, con i vetri completamente appannati che sobbalzava vistosamente; bussavamo per identificare gli occupanti, ma quando ci rendevamo conto che trattavasi di due uomini, li trattenevamo in arresto, chiamando rinforzi. Affidati i due pederasti alla Gazzella 1 del Maresciallo Lo Bue, proseguivamo l’attività repressiva, notando altra autovettura sospetta, una BMW dai vetri oscurati, della quale ci ponevamo all'inseguimento con la vettura (FIAT Panda) di servizio; nonostante l'impegno profuso, l’autovettura sospetta si dileguava.
Gli schiamazzi intanto avevano raggiunto una tale intensità da potersi definire notturni. Allora lo scrivente, insieme al carabiniere scelto La Canna, seguitando il pattugliamento in forma pedonale in una zona poco sicura dove lo spaccio avviene giorno e notte alla luce del sole, si imbatteva in una rissa alla quale partecipavano attivamente ambetre gli astanti. Allontanatone il primo, noi e il La Canna, intervenivamo bloccando le braccia degli altri da dietro, ma i due venivano alle mani coi piedi. Un sesto senso ci coglieva sul terzo litigante che si allontanava verso la prima traversa con camminata tipica da malfattore. Anche il mantello nero e la mascherina sugli occhi risultavano alquanto sospetti, per cui si elevava un fermo di polizia in caserma per il suddetto. Firmato Appuntato Bongiovanni.”

Dal verbale di identificazione dei carabinieri.
“Il sospetto (c.d.r. n. 2038) risultava essere il signor Modì Gaspare, di anni 52, abitante in via M.  Durante l’identificazione, il soggetto assumeva una sudorazione sul corpo non consona al momento (stante che erano le due di notte) e alla stagione (inverno). Inoltre il fermato rispondeva alle domande con poco rispetto e ci dava del tu, mentre IO PER LUI ERO LEI. Il sospetto sosteneva anche di essere nullatenente, quando in paese tutti sanno che è abbondantemente tenente. Il fermato dichiarava di essere nervoso in quanto nella notte ignoti ladri sollevavagli l'auto sopraindicata su dei mattoni asportandole quadrambe le ruote marca Pirelli. Sic stantibus, non essendoci gli estremi per ulteriori accertamenti, il summenzionato passava all’ufficio querele del Maresciallo Calamia per sporgere regolare denuncia contro ignoti per il furto d’auto. Ma prima di aver lasciato i nostri locali, noi ufficiosamente perquisivamo mascherina e mantello (marca, modello e made), possibili elementi di prova di cui astutamente ci dotavamo per possibili sviluppi futuri. Brigadiere Ballo”

FINALE: Tutti conoscono il passo della Genesi (Genesi, I,3-4): “E Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona.[12]
Parole comuni, immediate, frasi brevi e semplici. Beh, i carabinieri avrebbero certamente scritto, più correttamente: “La Massima Autorità, dopo attenta analisi, stabiliva l’istituzione della luce, che, dopo essere stata sottoposta a studio di fattibilità e verifica dei requisiti di progetto (allegato 1), veniva approvata. La prefata Autorità, nelle more della definizione di ulteriori assetti per la creazione del Mondo, decideva l’istituzione di un Gruppo di Progetto il quale, costituito da esperti del settore, concludeva che il Creato, in ossequio a quanto stabilito in precedenti riunioni (verbale in c/pag.), doveva essere mantenuto”.  

PS: tutto quanto è stato scritto non vuole affatto mettere in ridicolo l'arma dei carabinieri, nè gli uomini che fanno un fondamentale lavoro per la nostra sicurezza, quanto piuttosto giocare sul linguaggio "burocratese" che viene utilizzato ancora oggi, troppo spesso, nella stesura di verbali e denunce (n. d. A.)

giovedì 10 gennaio 2013

IL MONDO DI ALBERTO


Il Difensore di Città 2

Sabato sera. È la sera fatidica perché il presunto supereroe faccia il suo debutto sui tetti della città. Elena, la mia diciassettenne progenie, è già in giro dal pomeriggio e come ogni sabato non rientrerà se non per la mezzanotte. Fuori i ragazzi, la musica, i locali, la birra. Ma nessuna di queste cose mi preoccupa davvero, conosco Elena e so che non si metterà nei guai, non frequenta cattive compagnie tra i ragazzi, le piace la musica ma non ballare in pubblico, beve poco. Ciò che mi rende nervoso stasera è il rischio che salti fuori uno squilibrato in costume e semini il panico tra i giovani che affollano i locali. Che fare? Andare anch’io per le strade come un pazzo incappucciato, sgusciando tra le ombre dei vicoli per controllare che non capiti nulla di male ad Elena e i suoi amici, o rimanere tranquillo a casa in pantofole a godermi per l’ennesima volta “The Untouchables” fino alla scena clou dove De Niro/Al Capone apostrofa Kevin Kostner/Ness il poliziotto con “Sei solo chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo!”, magari controllando domani sul Diario di Elena se è successo qualcosa di strano? Vista la serata ventosa opto per De Niro, chiedendo a mia moglie Marilena se ha voglia di prepararmi un risottino ai funghi come sa fare solo lei. Il cibo e il film mi distendono i nervi fino a farmi sonnecchiare sul divano, ma quando sento scattare la serratura della porta d’ingresso, salto su e mi rendo conto di essere sollevato per il suo rientro, mentre le chiedo se è andato tutto bene, se per caso ha notato un tizio strano (però non le avevo detto di guardare sui tetti…), o se qualcuno ha infastidito lei o qualche amica. Mi risponde di no, si stupisce di tutte quelle domande, mi ringrazia di non averle fatto notare il ritardo di mezz’oretta, mi augura la buonanotte e scompare dietro la porta della sua camera. Rimango interdetto nel corridoio, poi torno nel salotto dove Marilena dorme tranquilla sul divano, guardo l’ora e mi accorgo che è già l’una meno dieci. Fortuna che mi sono assopito anch’io e non mi sono accorto che passata la mezzanotte, Elena non era ancora rientrata. Sarebbero stati minuti penosi. D’altra parte non vorrei allarmare lei o sua madre per un foglio che potrebbe essere un falso, una burla di un mio collega buontempone.

È domenica, un tranquillo pomeriggio, mentre mi accingo a prendere dal suo nascondiglio ancora una volta il Diario di mia figlia. Forse ha notato iersera qualcosa che non ha ritenuto importante riferire.
“Sabato sera.
I raga sono attizzati da animaliche ammucchiate attorno ai neolocali-tutta-musica. Ci sono tutti: le troiettepaiette coscialvento, i tipifighi piendisoldi, le carincomplessate, i pignarasati piendigel, i pignapigna discautomuniti. Io mi squaglio insieme al duo Alternative (Stefi e Patti), il loro amico Cristo(foro), Fede e Lollo, il Ghiro al seguito, alla ricerca del Mare della Tranquillità (che è sulla Luna? O su Marte? No, la Luna, mi pare). Così, birre alla mano, ci infrattiamo dopo il porticato del Collegio, un po’ più avanti, sotto gli alberi al buio. Aiutati da una mezza cannetta che passa, si fa a chi la spara più grossa, dalla filosofia di Anassimene e l’aria/alito come vita che tutto anima, al flop del grattaevinci a cruciverba che vende meno della settimana enigmistica. Ognuno spara la sua, tranne naturalmente Fede e Lollo, appurpati come due calamari in calore.
Un gruppo di ragazzotti bevuti schiamazza sotto il portico, sentiamo una specie di sirena della pula, ma deve essere un carillon, perché si esaurisce subito. Un paio di quelli più sballati vanno per pisciare in un angolo della via del Collegio, ma dal palazzo sopra si sente una gran botta, forse un petardo, un urlo tremendo e poi un lamento. I ragazzi si spaventano e scappano, con i due rimasti indietro che li rincorrono tentando di tirar su la cerniera, una scena ridicola. Tornando in piazza incontriamo gli altri, ma il Pleistocene e Giada sembrano sconvolti. Nella confusione, raccontano, qualcuno ha lamettato la giacca nuova di lui, forse per sfilargli il portafogli che per fortuna è ancora in tasca e poi lui i soldi li tiene altrove (qui non abbiamo indagato). Giada invece ha un vestito con gli strass a macchie leopardiche, in più le si è rotto un tacco, finendo col franare addosso ad uno strano tizio con un cappuccio e un mantello nero. Che gran malafiura! dice – ancora non si può riprendere. Due scemi: hanno voluto infilarsi nel carnaio?”.
Non è possibile, non può trattarsi di una coincidenza! Sono le stesse cose che prometteva il Difensore di Città sul foglio che ho ritrovato in ufficio: la sirena della polizia, il petardo, il taglio sulla giacca, il tacco rotto e, soprattutto “uno strano tizio con cappuccio e mantello nero”. È lui! Ha colpito. Non posso restare inerte, devo denunciare subito la cosa ai carabinieri…
 - continua -

lunedì 7 gennaio 2013

IL MONDO DI ALBERTO


Il Difensore di Città 1

Leggo prima con un sorriso, poi con crescente inquietudine un foglio pieno di appunti trovato nei corridoi dell’ufficio dove lavoro.

“Nascita di un Supereoe.
Ho deciso: le strade insicure della città hanno bisogno di qualcuno che le protegga. E giacché l’amministrazione non fa nulla, c’è bisogno del Difensore di Città!
Programma iniziale: procurarsi degli abiti apparentemente normali ma perfettamente mimetici tra i vicoli la sera, maglia a collo alto e jeans color grigio fumo, un cappottone grigio/nero con bavero grande da poter alzare in modo da nascondere il viso, borsalino stesso colore, uno stemma laterale <DC>, perché un supereroe ha bisogno del suo marchio.   
Passo successivo, Manifesto alla popolazione: «X tutti i ragazzi ke vengono a fate casino, bestemmiare, lasciare bottiglie x terra o addirittura romperle a terra e quelli che vengono a pisciare nella via m… il comune non fà un cazzo?! Ora ci penso io allora!!!».
Frase ispiratrice tratta dal web:
E sai chi vince alla fine? Quello che non si è arreso!.Che ha lasciato scorrere il tempo e non ha forzato le cose. Quello che magari ha sofferto, che si è fatto andare bene le cose che lo facevano soffrire. Quello che ha ascoltato tutti, ma ha fatto sempre di testa sua. Che ha sbagliato e ha cercato di rimediare, anche se gli faceva male. (web)
Fase realizzativa, i piani: 1) per allontanare urlatori e bestemmiatori, utilizzo di false sirene della polizia (che tanto non c’è mai); 2) per i pisciaioli agli angoli delle strade, getti d’acqua intimidatori dalla balaustra (le terrazze comunicanti permettono di raggiungere gli orinatori in ogni punto del quartiere); 3) per i gruppi più bellicosi o riottosi, rimedi estremi (segamento di tacco esponenziale, lamettata sulla giacca Armani, staccamento di lamé da vestitini e borsette, nebulizzazione di prodotto sciogli-gel sui capelli, con conseguente caduta e arricciamento di cresta); 4) in caso di pericolo, per proteggersi la fuga, petardi e bombe carta disperdenti.”

Sono molto preoccupato per i ragazzi se veramente esiste uno squilibrato che, forse suggestionato dai film della Marvel, intende sostituirsi alle forze dell’ordine facendosi giustizia da solo. O magari si tratta soltanto di uno scherzo fatto a me. Mi aggiro comunque per i corridoi pensando a chi può essere il buontempone, oppure il paranoico. Sarà uno dei miei due colleghi di stanza, Alfa, alto, corvino nel colore e nel naso, occhi piccoli e attenti, sornione, battuta pronta e antipatica? Omega, robusto, riccio, castano chiaro, viso tondo e rubizzo? Oppure si tratta di qualcuno di altre stanze, forse il collerico Modì, dell’Ufficio di Ragioneria, in quel caso potrebbe davvero essere lui il Difensore di Città, lui che prende tutto così sul serio. Altrimenti, se si tratta di uno scherzo per chiunque avesse notato il foglio con gli appunti, passando per il corridoio, forse l’autore potrebbe essere Dario l’usciere, un tipo sempre pronto alla risata e allo sberleffo. Un po’ complicato però come scherzo, meglio stare in guardia.
A cena chiedo ad Elena, mia figlia, di stare attenta il prossimo sabato sera durante la sua uscita settimanale oltre l’ora di cena. Dovrà cercare di evitare i ragazzi che bevono troppo e si lasciano andare a qualche sciocchezza, ma anche di trovarsi in gruppi affollati, possibili vittime di ritorsioni degli abitanti del quartiere dove c’è la cosiddetta movida. Non si tratta delle solite raccomandazioni, le spiego, in particolare voglio che riferisca a casa se avvisterà qualche strano personaggio che segue i ragazzi o tenta di scacciarli in qualche modo. Promette con aria distratta, poi si scusa e va in camera sua a finire i compiti.
  - continua -

giovedì 27 dicembre 2012

IL MONDO DI ALBERTO

Lanterna rossa (Clathrus ruber) - foto di Alberto

Il fungo allucinogeno

Uno degli errori che dovrei imparare ad evitare è quello di annunciare in famiglia già dal giorno prima i miei programmi. Se infatti mi fa piacere avere compagnia quando mi accingo, ad esempio, ad una passeggiata domenicale per i boschi alla ricerca di funghi, l’annuncio del giorno prima finisce per complicare inevitabilmente le cose. Così quando il sabato a pranzo comunico le mie intenzioni bucoliche, capisco dal fatto che mia moglie Marilena non si dichiara subito favorevole che ha già un altro programma per la domenica mattina, allora rivolgo la mia domanda ad Elena, la mia figliuola diciassettenne, che si mostra entusiasta. Ma tale entusiasmo nasconde un’insidia, dovrei aver imparato a conoscere questa ragazza sempre piena di appuntamenti ed amici al seguito. Così la mattina mi ritrovo ad aspettare altri due teenager, tale Fede e tale Lollo, amicissimi di Elena, ai quali la mia illusa progenie vuol fare apprezzare le meraviglie della natura ed il silenzio del bosco.
Le cose in auto non vanno male, i ragazzi sono vivaci e fanno molte domande sui luoghi della destinazione, sul tipo di funghi che potremo trovare, sui modi di cucinarli. Mi chiedono dei funghi velenosi, il più famoso, l’Amanita Muscaria, quella dei Puffi, rossa a puntini bianchi. Il ragazzo Lollo chiede poi dei funghi allucinogeni e di come riconoscere quelli che si trovano nei nostri boschi. Descrivo quelli gialli, piccolini, che si possono trovare a gruppi, insomma la conversazione è interessante. Quando però lasciamo il mezzo e cominciamo a percorrere a piedi la strada sterrata in salita che ci condurrà dentro la parte più produttiva del bosco, quella composta di lecci e roverelle, il loro insistente ciarlare si fa fastidioso. Andare per funghi significa per me apprezzare il silenzio del bosco, interrotto solo da qualche rumore lontano, un battito d’ali, un fruscio tra le foglie. Intanto ci si concentra cercando di acuire la vista, regolandola sui colori e le forme da individuare nel variegato sottobosco. Ogni più insignificante funghetto rappresenta un segnale dal quale desumere se l’umidità del terreno è quella giusta per i funghi mangerecci o se cercare principalmente nelle zone coperte di muschio piuttosto che tra le foglie brune solitamente più secche. Do qualche occhiata di avvertimento verso Elena che conoscendomi capisce il mio fastidio e tenta di attrarre l’attenzione dei suoi amici verso alcune meraviglie naturali, degli esemplari di Lanterna rossa (Clathrus ruber), poco distanti. Ma il sollievo dal loro parlottio dura due secondi netti, ben altro frastuono sconvolge i sussurri timidi del bosco. Marmitte crepitanti di motocrossisti fracassoni annunciano l’imminente scalata sul terreno impervio del versante. In effetti abbiamo appena attraversato una specie di pista segnata da una striscia bianca e rossa tra gli alberi, segnata da solchi profondi nel fango, che sembra sparire tra le rocce. Allo smarmittare scoppiettante segue il crescente numero dei giri dei motori che finalmente si lanciano, marce, imprecazioni, colpi sordi, scoppi dalle marmitte, incitamenti, grida, il baccano si fa più vicino. Noi rimaniamo fermi in ascolto, senza vedere i centauri ma sapendoli vicini. Ci allontaniamo a distanza di sicurezza dai segni sul terreno, per paura di trovarceli addosso all’improvviso. Ora si devono essere fermati, i motori girano piano, abbastanza da poter riprendere la nostra passeggiata pure in una natura violentata. Il ragazzo Lollo non deve avere le mie stesse sensazioni, a quanto pare, perché comincia ad esaltare il motocross e a sognare il momento in cui avrà anche lui la sua moto. Purtroppo è un descrittivo, e pure prolisso, per cui si lancia in una noiosissima disamina delle caratteristiche di differenti modelli (sarà un modo per apparire più “fico” agli occhi della Federica? E a lei importerà così tanto di quale modello di motocross lui si sarà fatto regalare dai genitori?). È interrotto solo dalle urla belluine dei crossisti che intendono raggiungere qualcuno che forse è rimasto indietro, incitandolo a far presto, indicandogli la via meno impervia, il tutto a un volume insopportabile. In un istante di silenzio lancio un sonoro “ssssssssssshhhhhhhhhhhhhhhhh!!!” per il bosco. In effetti le urla si placano, poi i motori ripartono facendosi pian piano più lontani, hanno deciso di scendere dall’altro versante. Il logorroico Lollo, però, non ha afferrato il mio invito, non immaginandolo rivolto anche a lui e ha ripreso a chiacchierare alle mie spalle. Allora lo chiamo e gli mostro una famiglia di funghetti giallo arancio: “Ecco i funghi allucinogeni, quelli di cui parlavamo in auto!”. Rimane lì a studiarli, mentre io riparto alla ricerca di qualcosa di commestibile.
Decidiamo poi di spostarci in auto verso un’altra zona del bosco, perché questa prima camminata non è stata molto redditizia. È il periodo avanzato che non consente grandi ritrovamenti se non Morette, Melanoleuca e qualche Violetta. Sono per lo più funghi piccoli che non riempiono facilmente il paniere. Quando parcheggiamo sotto il grande prato prescelto, però, Federica annuncia che lei e Lollo preferiscono rimanere in auto, si sentono un po’ stanchi. Così finalmente Elena ed io possiamo fare un’escursione come si deve, apprezzando il silenzio dei luoghi e le incredibili creature dai molteplici colori e forme che si possono incontrare facendo attenzione durante una passeggiata nella natura.
Di ritorno, dopo aver accompagnato i due giovani insolitamente silenziosi ai rispettivi indirizzi di casa, Elena mi si rivolge timida: “Devo dirti una cosa; sai quei funghetti giallo arancio che hai mostrato a Lollo? I ragazzi hanno confessato di averne assaggiati un po’, per questo poi non si sentivano più di camminare. Mi ha detto Federica che Lollo deve aver esagerato e si sentiva completamente sballato. Poi ha avuto anche dei conati di vomito, mentre noi eravamo in giro”.
“In fondo non tutto il male viene per nuocere”, mi viene di rispondere, “in fondo ci siamo goduti di più la seconda passeggiata, più di quanto non avessimo fatto con la prima, no?”.
“Sì, non sono i tipi adatti, effettivamente”.
Siamo ormai arrivati davanti a casa, parcheggio, spengo l’auto. Elena sta scendendo, quando la fermo, devo liberarmi la coscienza. “Sai quei funghetti? Ti confesso che sapevo che il tuo amico non avrebbe resistito, così glieli ho indicati, ma non erano funghi allucinogeni, solo indigesti. Perdonami, a volte sono disposto a tutto per un po’ di tranquillità!”.

lunedì 17 dicembre 2012

IL MONDO DI ALBERTO


La notte del Cavaliere

C’è una cosa che mi colpisce più di tutte, guardando i tiggì degli ultimi giorni, inutilmente concentrati su quanto farà o meno il sosia più giovane ma inespressivo di Berluscao: ha smesso di ridere il Cavaliere. E ciò non è dovuto solo alla paura che si stacchino i punti che tirano la pelle dietro le orecchie. No, dopo gli ultimi lifting aveva imparato a ridacchiare sollevando solo da un lato la bocca in un ghigno secondo i suoi sostenitori rassicurante. No, quella maschera che aveva mostrato fino a pochi mesi fa ad ogni incontro con le telecamere, indossata per trasmettere ottimismo come ogni manuale del buon venditore raccomanda, è evidentemente stata inghiottita dalla montagna di preoccupazioni che lo assillano. Dov'è finito il partito dell'ottimismo? Contro i sondaggi che danno il Pdl in calo continuo da oltre un anno, le elezioni comunali perse quasi ovunque con una miriade di suoi protetti tornati a spasso che reclamano un posto al sole e le azioni (cioè, ricordiamolo perché può essere utile ai più distratti, i debiti) delle sue aziende in picchiata, ha provato a schierare alternativamente il Delfino Alfano, la Prestanome Marina e ora perfino il Rompiballe Monti, ma il partito non riesce a tornare sopra quota 15%. E mentre personaggi inquietanti molto vicini a lui, gli lanciano inequivocabili messaggi di avvertimento di non osare mollare la sua vera “base” (mi riferisco al benemerito ancora senatore della Repubblica, malgrado tutto, Michele Dell’Utri), il problemone del Cav diventa ora come pagare i prossimi stipendi dei 126 Senatori e dei 206 Deputati uscenti del Pdl, quasi tutti avvocati suoi o del citato senatore Dell’Utri, finora, ripeto, ripagati ampiamente con soldi pubblici per l’ottimo lavoro svolto come avvocati difensori anche in sede legislativa. Se infatti la soglia del partito sarà confermata al 15%, il numero dei parlamentari del Pdl scenderà drasticamente di quasi due terzi, lasciando a spasso oltre 200 poveri peones parlamentari. Ed ecco spiegati i disperati spostamenti degli ultimissimi giorni nel centrodestra per nuovi movimenti o formazioni politiche, aggregamenti al centro o aggiustamenti verso destra, nel disperato tentativo di garantirsi una nuova poltrona alleandosi con chiunque, fosse anche Belzebù La Russa in persona.
Ci sono gli ex An (alcuni di loro, diciamo quelli di lungo corso) che stanno apprestandosi a varare una formazione che riprende il secondo nome dell’ex ex-partito (l’Msi), Destra nazionale, mitigandolo verso il centro; sembra uno scherzo e invece non lo è, il nome di grande fantasia (da quale pubblicitario burlone si saranno fatti consigliare?) sarà Centro-destra nazionale. Gli altri ex An, i “giovani” (almeno anagraficamente, perché le loro facce hanno almeno un decennio di onorata carriera televisiva) rottamatori, hanno dato il via ad un nuovo movimento che si riposizionerebbe più al centro, nel solco del Partito popolare europeo, ma siccome in Italia il termine “partito” è visto come il fumo negli occhi dagli elettori, hanno deciso di eliminare tale parola dal nome del movimento, denominato così “Italia popolare”. E come faranno allora a riposizionarsi i pidiellini europeisti che avrebbero voluto anche loro richiamarsi al Ppe? Nell’ultima riunione, pensa che ti ripensa, hanno partorito prima “Sempre Più Popolari E Libertà”, ma l’avverbio “sempre” mal si combina con la politica italiana continuamente alla ricerca di formazioni giovani (nel nome, per riciclare gli stessi politici). Poi, a qualcuno con l’idea di far contento anche il siciliano Lombardo, è venuto “Partito Italiano Popolari Per le Autonomie”, ma gli hanno gentilmente fatto notare che l’acronimo era P.I.P.P.A. e lo hanno mandato a quel paese (quello di Lombardo, intendo). Infine hanno seriamente preso in considerazione le espressioni più concrete, “Centro-centro-in-fondo-a-destra” e “Popolari Più Popolari di Quelli Là”, nel secondo caso, dicono, non è specificato esattamente chi siano Quelli Là, ma vi si allude signorilmente. A tutt’oggi si dibatte tra queste due ultime proposte che forse saranno oggetto delle famose prime primarie del centro-destra. Infine non si può non fare cenno ad almeno altri due gruppi rilevanti del partito del Cav ancora in fase di riorganizzazione: il gruppo veline-ministro e quello dei Batman & co. Il gruppo femminile spinge ancora per la candidatura del Cav e per una loro nomina personale a Ministre una volta ridiventato Premier, “è il minimo che mi deve” dichiara una di loro, “per quanto ho dovuto sopportare da lui e dal suo culo flaccido” (wow, che stile, signora!). Il gruppo dei Batman & co. sostiene invece tranquillamente di avere tutti i numeri per ricandidarsi, tra loro infatti militano alcuni degli esponenti del Pdl più votati nelle scorse elezioni (proprio er Batman, ad esempio, fu il consigliere più votato alle elezioni regionali del Lazio del 2010 con ben 26.217 voti, pur essendo già nel 2005 stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il comune di Anagni di cui era sindaco per appropriazione di denaro pubblico – i segnali evidentemente c’erano già stati, ma gli elettori non avevano voluto coglierli); d’altronde la legge anticorruzione da poco approvata non impedisce anche dalle patrie galere di essere eletti. E subito dopo ci toccherà scarcerarli.
In questo bailamme il vecchio Cav tenta di dirigere una baracca che affonda promettendo a destra e (a manca no) al centro, posti, prebende, assicurazioni sulla vita, favori sessuali, visibilità mediatiche, favolosi premi non meglio specificati, ma non riesce ad avere lo stesso appeal di una volta. Allora passa alle minacce regionali, alle vendette animaliste (riferendosi erroneamente alle bestie di satana), all’azzeramento di tutte le statuette e miniature da souvenir, alla vendita di cannoli siciliani per tutti i rifugi alpini, alla presenza di Apicella in ogni trasmissione televisiva per i prossimi 5 anni.
È la notte del Cavaliere, malinconica, sgradevole, biliosa.
Il giorno dopo ricompare con una nuova maschera, abbozza una mezza smorfia laterale e allarga le braccia per accogliere il nemico Monti. Ma voi nei panni del professore passereste una notte con il Cavaliere?

venerdì 7 dicembre 2012

IL MONDO DI ALBERTO


Rivolta IMU

La telefonata allarmata dello zio Nicola mi raggiunge mentre sono al lavoro. Mi preoccupo perché non mi chiamerebbe mai di mattina se non fosse un’emergenza, perciò comunico ai colleghi che devo assentarmi e mi precipito verso casa sua. Il vecchio e ormai unico parente di mia moglie, con il quale intratteniamo cordiali rapporti, ha ormai la veneranda età di 94 anni suonati ed è duro d’orecchi per cui non insisto al telefono per sapere come mai chiami me e non Marilena. Forse non si tratta di una cosa di salute, mi calmo mentre scendo dall’auto e busso al portone della casa in cui abita il vecchio. Lui non risponde, così uso le chiavi consegnateci con grande solennità la sera del suo novantesimo compleanno, una per ciascuno a me, mia moglie, mio cognato e mia cognata, per ogni evenienza, aveva minimizzato. Salgo le scale in fretta, la porta dell’appartamento è aperta, ma non è un cattivo indizio, la lascia spesso accostata; infine lo trovo in soggiorno, seduto in poltrona, che gira appena la testa al mio ingresso. Che c’è? gli chiedo preoccupato, si sente male? Ma lui ha girato lo sguardo avvilito verso il balcone o forse è attirato dal raggio di sole che penetra di sghembo a rallegrare le scaglie di marmo del pavimento. Senza guardarmi però non sente, a meno che non mi metta a gridare come un forsennato. Non rimane che adeguarmi ai tempi di Nicola e dimenticare la mia fretta. Prendo una sedia e la piazzo davanti a lui, mi accomodo proprio di fronte e con calma gli chiedo di raccontarmi cosa lo preoccupa. Finalmente, con un gesto rassegnato, mi porge il foglio posato sul tavolino alla sua sinistra, una cartella IMU. “Pò essere màh?” sbraita improvviso, “pò essere màh?”. Effettivamente la cifra che vedo per la seconda rata del pagamento IMU è piuttosto elevata per le possibilità economiche del vecchio, 736 euro. Che il mio amico Enzo, il consulente cui ci rivolgiamo da anni per tutte le nostre disavventure economiche, abbia sbagliato qualcosa? È vero che lo zio Nicola possiede, oltre all'appartamento dove abita, un garage che affitta e una piccola casa in campagna, ma il primo è l’unica fonte di reddito oltre alla pensione minima e la seconda è praticamente abbandonata da diversi anni. Perché poi stamattina sia voluto andare da Enzo per farsi dare la cartella IMU è un mistero. Solitamente di bollette, cartelle e altri balzelli che gli arrivano, ci occupiamo noi, spesso pagando una parte del dovuto senza dirgli nulla per non ferirlo, riservando a lui soltanto la restante quota. Ha sentito in televisione che si deve pagare l’IMU entro il 16 dicembre, mi spiega, così stamani si è svegliato con l’idea di passare da Enzo che ancora non gli aveva mandato niente. E a lui non piace pagare le cose all’ultimo momento, metti che poi c’è una gran fila oppure che l’ultimo giorno succede qualsiasi cosa, lo Stato che deve dire che Nicola Milazzo non vuole pagare? Non fa una grinza. Prendo la cartella, promettendo che mi occuperò subito della faccenda andando a trovare Enzo per le dovute spiegazioni, tanto più che dovrò passare da lui comunque a farmi consegnare la mia di cartella IMU e chissà che sorpresa. Andandomene chiamo effettivamente Enzo, perché so che lo zio non dormirà stanotte al pensiero che il pagamento della tassa lo priverà della tredicesima della pensione, più tutto l’affitto del mese di novembre. Per Natale non avrà nulla da offrire ai suoi nipoti, anzi forse dovrà chiedere un prestito fino al prossimo affitto, che arriverà non prima dell’inizio di gennaio.
Nel primo pomeriggio sono dal consulente che mi conferma, non ha sbagliato nulla, lo zio Nicola deve pagare quella cifra, non importa se vive da solo, se ha una pensione miserrima, ciò che importa ai fini dell’IMU sono gli immobili di proprietà. Lui ne possiede ben tre, di cui uno solo, per ovvi motivi, usufruisce dello sconto di prima abitazione. Ribatto che sul garage è giusto pagare una rendita, dato che effettivamente costituisce una entrata, ma la casa in campagna abbandonata che rendita rappresenta? Lui con pazienza mi spiega che allo Stato non importa se ci sia una profitto effettivo, è il valore catastale che fa fede e per la casa in questione l’IMU annua da pagare è risultata di quasi 900 euro. Cosa? non mi do pace, ma è quasi quanto guadagna in un anno con l’affitto del garage! Cioè sta appresso al suo inquilino per un anno, spesso intervenendo con spese extra, solo per pagare allo Stato o al Comune l’IMU per la casa di campagna? Ma allora conviene abbatterla la casa di campagna! Tanto non la usa nessuno. Non sai quanti lo stanno facendo, mi risponde lui desolato, buttano giù i muri e tetti delle stalle per non pagare. Magari rimesse dove tenevano soltanto il trattore e gli attrezzi agricoli, ma che contano ai fini IMU come se fossero seconde case. Anche le aziende commerciali stanno pensando di smantellare i loro capannoni per ridurre i metri quadri, che pure servono per non tenere la merce anche deperibile troppo ammassata oppure per avere disponibilità di magazzino. Anche perché pure la tassa rifiuti si paga in base ai metri quadri e non al numero di persone o alla quantità effettiva di rifiuti che il Comune deve smaltire per quella determinata azienda. Le aziende non ce la fanno più. Così non rimane che buttar giù, perché non si può nemmeno vendere, chi compra per ora con una tale spada di Damocle? Sai quanto paga questa azienda a cui devo consegnare la cartella IMU proprio tra poco? Quasi 5mila euro, parlo della sola seconda rata. E il magazzino è praticamente della Banca, almeno finché non si riuscirà ad estinguere il mutuo. E vuoi sapere quanto paga un albergo di cui non posso dirti il nome, ma comunque è di qui, diciamo della provincia? 23.400 euro. Non hai seguito la rivolta dei ristoranti di Cefalù che c’è stata domenica 2 dicembre, quella intitolata “Oggi non si mangia”? Gli albergatori e i ristoratori di Cefalù, il cui Comune ha portato al massimo la percentuale dell’IMU, stanno pensando proprio di chiudere e trasferirsi altrove. La colpa non è neanche dei Comuni, a loro lo Stato ha talmente ridotto i trasferimenti che non è rimasta che questa mezza IMU, metà della seconda rata, e la tassa sui rifiuti. La maggior parte non rispetterà il patto di stabilità. Il che significa, come capirai, drastici tagli ai servizi per il cittadino il quale naturalmente per avere gli stessi servizi sarà costretto a pagarli dai privati a caro prezzo. Pensa con un solo esempio al servizio dei pulmini scolastici. Finirà che li levano perché non possono pagare autisti e benzina.
Arriva come preannunciato l’imprenditore a prendersi la sua cartella. La guarda schifato, la gira, la sfoglia, ci guarda e chiede: “E se io non pagassi?”. Si può pagare entro un anno con la sanzione del 3,75%, oltre l’anno la sanzione diventa del 5% ma si rischia l’avviso di accertamento dell'agenzia delle entrate. “Uhm”, borbotta lui, “La sanzione conviene rispetto a qualsiasi prestito, sono meno di 200 euro. Penso che pagherò entro il 17 dicembre. Ma del 2013”. E se ne va.

Sai quanti sono che ragionano così? domanda Enzo, dando anche immediatamente la risposta: quasi tutti. E tu? Quando pagherai le tue 1.200 euro? 

martedì 4 dicembre 2012

IL MONDO DI ALBERTO


L'àpeiron di Anassimandro
(dal Diario di Elena)

“Mattinata dello sciopero bianco.
Scavalliamo lezioni come imbizzarriti fantini di un concorso ippico, con la differenza che loro ricevono applausi, noi minacce. Dai prof, dai genitori, dalla gente per strada, da quel trichecone del preside. Noi niente, a fare sit-in, cortei di protesta, a mostrare striscioni ai teleocchioni dei canali locali, quelli che due volte al giorno sono costretti per legge ad interrompere teletruffe sponsorizzate con 10 minuti di cronache spicciole. Si! Mostriamo al popolo bue che noi non ci stiamo, che non ci immoleremo novelli martiri al totem della finanza, che l’istruzione è un valore più del chelsico gas siberiano, dell’enico greggio sahariano, del vacco-flatulentico metano argentino.
Quindi, ci aggiriamo ronzanti per i corridoi al grido di “assemblea permanente”, o di “autogestione autorizzata”, tanto più che i prof sono con noi (tranne la Sottuttoìo, con i suoi distinguo e le sue prototeorie socialpatologiche). Hanno registrato le presenze e si sono lesti defilati a bere caffè e commentare le ultime scemate politiche, divulgate dai giornali con il chiaro intento di distrarre gli pseudo intellettuali, loro unici lettori, dalle vere emergenze. Barricati nella loro auletta, tipo riserva indiana, osservano la scuola in balìa di uno sciamìo brufoloso, incapaci di azioni concrete o anche solo di prendere posizione. Tra di noi si sparge la voce di raggrumarsi nel cortile per un’assemblea improvvisata. Ci sediamo in ordine sparso, io con il duo Alternative, che Fede è partita alla ricerca della bocca perduta di Lollo, Giada e la Ciarla, il Ghiro davanti con Ciuffo e Dadino (la mascotte della classe, che passa il tempo a disegnare sul diario plastici portieri alla Mr. Fantastic), che il Pleistocene in queste occasioni si defila. Ha paura che venga beccato tra i sovversivi, lui che un giorno, dice, sarà senatore oppure vescovo (mi sa però che deve darsi una mossa se vuole indossare la tonaca ecclesiale e i suoi ricchi paramenti, o si è sempre in tempo?). Alto, bruno, un po’ molliccio, lo vedo abbastanza a imbrogliare il prossimo suo con occhi sinceri, in tutteddue i casi. La discussione non va avanti, nessuno è d’accordo con gli altri e spesso si contraddice da solo, quelli di quinta tengono il microfono, segno del comando, e non lo mollano un attimo. Solo il passaggio delle TT (le Tre Troie) a passeggio, minigonniche taccaltissime e cammellate sul davanti, consentono brevi attimi di afferramicrofono ai più piccoli per commenti. Ma le TT sono solo parentesi nella vita di un politico, e il comitato di quinta riassume il comando operativo. In sintesi le posizioni:
i moderati ammorbidiscono i toni, ricordano a tutti che quest’anno ci sono esami e propongono di leccare il culo ai prof;
i comunisti rincarano la dose, propongono l’occupazione permanente del Liceo e il voto politico senza esami finali;
i casinisti (nel senso di bordellisti) prendono in giro gli altri, non li fanno parlare con urlacci e gomitate, confidando nelle raccomandazioni di fine anno;
i fascisti ricordano i vecchi ideali, propongono squadre d’assalto per rompere le reni di qualcuno a caso, ma non hanno bisogno di raccomandazioni, degli esaminatori hanno conoscenza diretta.
Insomma una noia barbina, le solite inutili derive ideologiche. Poi, come sole che irraggia il tedio di una grama giornata di pioggia (sto studiando troppo italiano? ma poi del peggiore, sembra Pascoli se non peggio, come si chiama quello dei pastori? ah, Carducci!), per farla breve spunta sotto i portici del chiostro la Marrone, detta Smokeyes per i suoi occhi effetto Panda (cioè truccati troppo scuri), la nostra nuova, e sorprendentemente giovane, insegnante di filosofia, che la volta scorsa ha rapito l’attenzione di tutti con le sue storie sul Principio. Un nutrito gruppo di miei compagni di classe si allontana dall’assemblea per seguirla fino alle scale. Lei si ferma, al solito carica di libri e fascicoli che le scappano di mano, non si capisce questo traffico a che pro, per chiederci cosa succede. Spieghiamo le nostre ragioni, lo sciopero bianco, l’assemblea, la possibile occupazione, l’insoddisfazione per gli inutili scontri ideologici (questo lo dico io, chiaramente). A quel punto lei fa una cosa inaspettata, si siede sulle scale, posa il malloppo accanto a sé e comincia a sfogliare degli appunti. Noi ancora in piedi la ascoltiamo mentre ci dice di come tutte le differenze sono necessarie. Che il principio, l’arché, non può essere costituito da un unico elemento, pure vitale come l’acqua, ma deve risultare come punto di equilibrio tra gli opposti elementi. Quattro sono i gruppi che mi avete descritto, continua la prof mentre noi a poco a poco ci sediamo attorno a lei sulle scale, ma quattro sono anche gli elementi naturali secondo la tradizione greca: la terra che noi paragoneremo ai moderati, secchi e freddi; l’acqua, che sta per i comunisti, umidi e freddi; l’aria che rapportiamo ai casinisti, umidi e caldi; il fuoco, che compariamo ai fascisti, caldi e secchi. (I miei compagni completamente merluzzati, sono passerotti che a bocca aperta aspettano l’imbeccata e forse cercano di immaginarsi comunisti fangosi e casinisti fantasmici.) Questa assemblea è l’àpeiron di Anassimandro, continua lei, è l’indeterminato dal quale tutto proviene e verso il quale tutto si dissolve in cicli successivi. È l’indeterminato àpeiron che da vita alle cose, ecco che finalmente ho trovato l’unico frammento di testo che abbiamo di Anassimandro, che già nel VI secolo avanti Cristo riconosceva l’origine delle idee a partire da un crogiolo e i cicli della vita. Leggo: “Donde viene agli esseri la nascita, là avviene anche la loro dissoluzione, secondo necessità”, vedete? L’àpeiron è il miscuglio da dove dipartono le cose e ora prevale l’una ora l’altra, come nel seguito del frammento: “Poiché si pagano l’un l’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia, secondo l’ordine del tempo”. Così anche per voi ci sarà l’occasione per fare sentire la vostra voce, se ve lo dice Anassimandro ci potete credere, e l’ingiustizia perpetrata dai vostri compagni più grandi, al momento sopraffattori, si perderà nell’ordine cosmico del tempo. Il che significa che ci sarà il momento giusto per voi e che starà a voi decidere se comportarvi meglio con i più piccoli o i più indifesi, se lo vorrete secondo giustizia, di quanto non abbiano fatto gli adulti con voi.”           

mercoledì 28 novembre 2012

IL MONDO DI ALBERTO


Il Diario di Elena - Talete e l’arché

Sembra strano che un padre si metta a leggere di nascosto il diario della figlia? Si sa che il diario è uno sfogo e come tale deve rimanere segreto. Altrimenti lo sfogo non sarebbe più libero, ma si trasformerebbe in funzione del lettore, come tutto ciò che è destinato a essere pubblicato. Questo è il motivo che m’induce a non dichiarare ad Elena che qualche volta mi approprio del suo quadernetto, non tanto per spiare le sue mosse e i comportamenti dei suoi amici, seppure un po’ di curiosità è lecita da parte di un genitore, quanto piuttosto affascinato dal modo di scrivere pieno di neologismi e di termini gergali adolescenziali. La lingua, infatti, lungi dal dover essere cristallizzata, sfugge al controllo cruscaiolo o, peggio, razionalizzante dei grammatici, come Runco Anciddaro sfugge (scusate il dialettismo, ma il nome di tale pesce è più bello e descrittivo in siciliano, piuttosto che in italiano, Gronco, o in latino Conger conger). È quindi interessante seguirne la libera sperimentazione, della lingua italiana intendo, cercando di carpirne le possibili evoluzioni, fermo restando che la maggior parte di tali neologismi avranno brevissima sorte. Così approfitto della lezione di danza di Elena per attingere ancora ai suoi pensieri segreti. Vado più indietro nel tempo, quasi all’inizio del quadernetto…
“Martedì mattina.
Federica mi zanzara nell’orecchio le sue smanie amorose, Lollodiqualollodilà, mentre un’apparizione alla porta della nostra cella-aula merluzza tutti: una neoprof! Una specie in via di estinzione, non se ne vedevano in giro dall’elementare, che entra sorridente e salutante. Negli ultimi anni non si è mai presentato nessun insegnante che non fosse Matusalemme. Questa è giovane, scuretta, lisciata, segni particolari occhi truccati pesanti effetto smokey eyes permanente. “Sono la professoressa Marrone, la vostra nuova insegnante di filosofia”. “Guardi che ha sbagliato aula”, sillaba sardonico il Pleistocene, “la nostra insegnante di filosofia è la Calamia”. Lei, nevermind, posa il malloppo di fogli sull’altare-cattedra, poi si gira nel parlottio e spara la bomba: “C’è un cambiamento di programma, per tutto l’anno rimarrò io con voi, la professoressa Calamia è stata dirottata su altri corsi”. E sorride. “Mio padre si farà sentire, è una decisione presa senza il parere dei Rappresentanti” balbetta il Pleistocene. Noialtri ci sottecchiamo attendisti.
Solite presentazioni, nomecognomequalemateriatipiacequalihobbyhaiprogettifuturi, mentre riparte la chiacchiera, Fede riprende il suo Lollodiqualollodilà, il Ghiro mi fa bersaglio per palledicarta nel tentativo di ottenere almeno un vaffa, Carla la ciarla e Giada cinguettano infinite nel banco davanti, gli altri ammazzano il tempo in ordine sparso, chi con il cellulare su Fb o al gioco Drag Racing, lo capisci perché piegano alternativamente la testa a destra e sinistra di scatto guardando sotto il banco.
Alla fine blatera della nuova materia, di un tizio che camminando con la testa in aria era caduto in un pozzo e di una giovane ragazza tracia che lo sfotteva. “Almeno se l’è trombata?” commenta a mezzavoce Davide, il birichino della classe. “Perché così la storia non ha sugo” insiste. “Infatti l’episodio viene riportato da filosofi successivi”, non si scompone Smokeyes Orecchiofino, “in particolare da Platone, per spiegare che i veri filosofi non tengono conto di ciò che val poco o nulla, ma dirigono il loro pensiero alla ricerca delle verità nascoste. Non per raccontare le storie d’amore del protagonista”. Quindi attacca con un altro episodio sul tizio, che si scopre chiamarsi Talete, di come per dimostrare l’utilità anche pratica della sapienza filosofica, prevedendo una buona produzione di olive, avrebbe affittato assai per tempo tutti i frantoi della sua polis, Mileto, per poi subaffittarli a prezzi più alti, guadagnando. “Paraculo!” commenta Davide già più in tema.
Come vegetali risvegliati dalla primavera, l’attenzione di ognuno germoglia quando ci viene posta la domanda sulla causa che ha generato il mondo, cioè qual è il principio, l’archè, dal quale si sono generate tutte le cose. Talete, un uomo di una colonia greca della Ionia nel VI secolo avanti Cristo, si poneva cioè le stesse domande che mi pongo io: da dove vengo? Quale principio (o Dio o demone o Kaos) mi ha generato? Cosa c’è all’origine di tutte le cose? E questo Qualcosa è una forza che mi sostiene ancora o mi ha solo partorito abbandonandomi a me stessa?
Talete risponde che tale principio è l’acqua. Una risposta non banale se penso che tutte le creature vive nascono nell’acqua, mammiferi e ovipari accomunati dallo stesso albume nutritivo, mentre i semi dei vegetali attendono sempre l’acqua per germogliare. Tutti i viventi necessitano di acqua per tutta la loro vita. Non esiste vita senza acqua. E mentre navigo in queste fantasie mi accorgo che suona la campana e nessuno si muove. Tutti sono merluzzati, forse stanno addirittura pensando! Il Pleistocene rimane allampanato anche quando Carlo, detto Trosky, lo attacca: “Il punto è che la mente dei bigotti si rifiuta di considerare un principio di tutte le cose non intelligente, perché diverso da quanto scritto nella Bibbia!”